La tutela dei patrimonio archeologico sommerso nel Mediterraneo.
(Articolo tratto da Momenti)
Nel teatro dell'Ambasciata italiana di Bruxelles, si è tenuta il 29 maggio 2000, una conferenza sulla salvaguardia del ricchissimo patrimonio culturale giacente nei fondali del mar Mediterraneo. Relatore Mimmo Macaluso, Ispettore Onorario dell'Assessorato Siciliano ai Beni Culturali, invitato dal direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Giuseppe Xausa. L'invito a discutere del delicato problema del diritto di recupero nelle acque extraterritoriali, nasceva da un precedente incontro tra Xausa e Macaluso a Malta, nel novembre 1997, nel corso di un forum internazionale, dove in seguito alla sottrazione di numerosi reperti ed al saccheggio di otto relitti antichi, da parte di una missione statunitense, Mimmo Macaluso aveva denunciato sia l'atteggiamento poco deontologico quanto arrogante da parte di Paesi esterni al bacino del Mediterraneo, sia i carenti strumenti legali in materia di Diritto internazionale.
In quell'occasione, Macaluso era riuscito a fare sottoscrivere un documento di condanna sulle operazioni statunitensi nel Canale di Sicilia, a 115 rappresentanti della comunità scientifica, non solo di nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche di Stati esterni, come Gran Bretagna e Australia. Questo provvedimento, assieme ad una martellante campagna condotta sui mezzi d'informazione (interviste su la Repubblica, sul Times e sul Sunday Times), avevano portato ad un importante risultato, la sospensione di analoghe missioni americane di recupero di beni archeologici, previste per il 1998 e '99.
Consapevole che un problema così delicato e complesso dal punto di vista giuridico, non può essere gestito da singole nazioni, ma va affrontato secondo un'ottica europea, l'addetto culturale a Bruxelles, ha invitato il dr. Macaluso a discutere nella città considerata la capitale d'Europa, sulle complesse questioni della ricerca, del recupero di reperti storici e della dichiarazione di aree marine interdette alla pesca.
Davanti al personale dell'Ambasciata, ai soci di associazioni culturali ed a funzionari dell'Unione Europea, Mimmo Macaluso ha prima descritto la straordinaria ricchezza di testimonianze storiche di tutte le epoche, che giacciono nei fondali del Mediterraneo, ha parlato delle recenti scoperte archeologiche effettuate nei nostri mari (il relitto di Seccagrande, il relitto di Porto Palo, il Fauno danzante di Mazzara), quindi ha parlato dell'odioso traffico di reperti che lasciano la Sicilia alla volta della Svizzera e degli Stati Uniti, delle rogatorie internazionali che per fortuna ogni tanto portano ala restituzione dei reperti trafugati (come è avvenuto per la Phiale di Caltavuturo) e quindi delle gravi carenze legislative nelle normative internazionali, in particolar modo nella Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay del 1982. Per affrontare e risolvere con urgenza questi problemi, ha suggerito all'Unione Europea di farsi promotrice di una conferenza allargata ai Paesi membri dell'ONU, dove discutere sulle modifiche da apportare alla convenzione in vigore, senza escludere nessuno dalla ricerca e dalla fruizione di un patrimonio che deve essere considerato dell'umanità intera; sarebbe opportuno creare un organismo internazionale che sotto l'egida dell'UNESCO, si occupi della monitorizzazione, del recupero di reperti archeologici (solo se indispensabile) e della creazione di aree archeologiche protette, interdette alla pesca a strascico; i reperti prelevati, andrebbero conservati in strutture polivalenti, con sede nei diversi Paesi d'origine culturale dei reperti, gestite anch'esse dallo stesso organismo internazionale, dove se ne curerebbe il restauro e la musealizzazione, dunque non un museo tradizionale ma una struttura polivalente aperta anche a studiosi e studenti di tutto il mondo, che potrebbero effettuarvi corsi di Archeologia Subacquea, corsi di restauro ecc.
Il dr. Macaluso, si è impegnato infine a stilare una dettagliata relazione sull'argomento, indirizzata al presidente della Commissione Europea, Romano Prodi.